
Dove andavano i riminesi a Ferragosto quando ancora lo Stabilimento Bagni era di là da venire? Al mare, sulle spiagge, verrebbe da rispondere d'istinto.
E si sbaglierebbe di grosso. Qualcuno, magari, ci avrà messo anche piede.
Sappiamo, per esempio, che proprio il 15 agosto del 1806 il cardinale Bellisomo, vescovo di Cesena, venne a Rimini "per far li bagni d'acqua del mare".
L'alto e temerario prelato fu dunque uno dei pionieri della balneazione.
Chi si aspettava di trovare, tra i primi bagnanti, sovversivi e libertini, ha di che riflettere.

Il Ferragosto dei Riminesi
Nossignore: a Ferragosto i riminesi andavano a festeggiare l'Assunzione sul colle di Covignano, a distanza di sicurezza dalla spiaggia brada e dalle onde traditrici. Già nel 1815 il cronista Filippo Giangi registrava il "gran concorso" di pubblico alle Grazie.
Tornerà a parlarne a quasi vent'anni di distanza, nel 1832. Dopo aver definito, con sgrammaticata iperbole, "estremamente popolatissima" la partecipazione popolare alla scampagnata, il cronista si entusiasmava alla vista della "collinetta coperta da una quantità quasi innumerevole di popolo, riunito in tanti gruppi", che "mangiava e trastullavasi a piacere".
Rallegravano ulteriormente la vista la "diversità degli abbigliamenti" e la "varietà de' colori che ondeggiavano". Bella immagine.
Alla sagra erano accorsi, oltre ai nativi, "forastieri in buon numero, compresa la soldatesca estera", dislocata a Rimini dopo i moti del '31.
I numerosi stand gastronomici (diremmo oggi) offrivano pane, "piadoni" (ossia le attuali "spianate", che Giangi, altezzosamente, definisce "specie d'ordinarissime, cattive focacce"), maiale in porchetta, polli ruspanti, cocomeri e altra frutta, nonchè, al salatissimo prezzo di cinque baiocchi il boccale (di solito si vendeva a un baiocco e mezzo), del vino, per giunta pessimo: ciononostante, osserva Giangi, lo "smercio" era stato "considerevolissimo".
Come ancora succede in tutte le fiere e sagre del Riminese.
Anche l'anno dopo, il 1833, il "concorso" sarà "grandissimo", soprattutto nel pomeriggio, favorito dall'afa ferragostana, tant'è che da piazza Sant'Antonio (oggi Tre Martiri) al colle delle Grazie la strada "rigurgitava" di carrozze. Quasi come oggi, sulla costa, di automobili.
Il nostro cronista, però, aveva la luna storta. Il quadretto idillico dei gitanti allegri e multicolori si era trasformato, da un anno all'altro, in una sorta di plebea orgia di "baccanti seduti sul terreno a merendare".

Neologismo, quest'ultimo, di cui non ci facciamo carico, come direbbe un politico, e che non raccomandiamo.
Immaginiamo che il paziente lettore sia curioso di sapere come riminesi e forestieri trascorsero il Ferragosto del 1843, l'anno dell'inaugurazione dello Stabilimento Privilegiato dei Bagni di mare. Ahimè: troppo occupato a raccontare la piccante tresca fra Vitige Lancelotti, "giovane di scarso ingegno", e Polissena Goldini, "astuta e liberale" ragazzotta, Filippo Giangi non spende una sola parola sulla fatidica data.
Fu invece disastrosa la scampagnata del 15 agosto 1844. Verso mezzogiorno si alzò un vento di Maestrale che all'improvviso rovesciò "una pioggia diluviale con lampi, tuoni e qualche grano di grandine" sulla testa della "gente salita al monastero delle Grazie", che si beccò "una sonora bagnatura".